Uranio sulle Orobie - La storia dell’uranio di val Vedello e dintorni

di Camillo Mario Pessina

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Felice Ippolito in val Vedello

 

Felice Ippolito in val Vedello


L’ingegner Felice Ippolito venne a visitare la miniera di val Vedello poco prima dell’estate 1982. Era parlamentare europeo(1979-1989). Val Vedello era un nome  a lui noto per vari motivi *. L’Agip incaricò lo scrivente, in quanto responsabile del progetto minerario, d’ accompagnare Ippolito a visitare le gallerie di ricerca mineraria illustrandogli la geologia. In quel momento l’esplorazione  del giacimento era molto avanzata. Si sentiva però aria di liquidazione del comparto uranifero.

L' Eni, era in quel periodo, un “mare procelloso”**. Da alcuni anni, (febbraio 1979) era  sotto la guida di presidenti d’area socialista***, notoriamente contraria al nucleare italiano.

Ippolito, che per anni aveva sostenuto l’importanza dell’esplorazione dei minerali uraniferi sul territorio italiano, durante la sua visita fu profondamente colpito sia dai risultati minerari ottenuti sia da quanto aveva visto in val Vedello.

Non dimentichiamoci che solo qualche lustro prima, gruppi di “esperti” avevano dichiarato che sul territorio italiano era impossibile trovare giacimenti uraniferi economicamente coltivabili. Ippolito era un po’ il “nume tutelare” delle ricerche minerarie di val Vedello; in quanto parlamentare europeo, perorando la causa italiana, otteneva dalla Comunità Europea una parte dei fondi necessari alla ricerca.

Nel dicembre 1982, Ippolito però, annunciava all’allora presidente dell’Agip Nucleare, Giuseppe Maria Sfligiotti, di non contare più su quei fondi per i tagli nei bilanci della CEE.


Breve storia di Felice Ippolito

Molti si chiederanno chi fosse mai Felice Ippolito. Nome quasi certamente sconosciuto a molti italiani forse più usi a ricordare quello di qualche calciatore. Felice Ippolito era una figura di spicco nella scienza e nella vita politica italiana. Fu un considerevole  organizzatore dell’attività scientifica nazionale. In molti hanno scritto di lui (rimando alla bibliografia chi fosse interessato a saperne di più).

Nasce a Napoli il 16 novembre 1915. Il padre Girolamo, era ingegnere e professore di costruzioni idrauliche all'Università di Napoli oltre che presidente delle acciaierie di Terni(8).  “Felice é stato assistente di Alfred Ritmann, vulcanologo e direttore dell’Istituto Friedlaender di Napoli, durante la seconda guerra mondiale. Ritmann lo ebbe “affidato” dal padre di Felice, uomo di grande sapere, amico di B. Croce, per farne “na persona seria!”. Ma non dovette fare nessuno sforzo, il giovane Ippolito si tuffò nello studio della vulcanologia…” (9).

Ippolito era un uomo poliedrico. Oltre ad essere ingegnere (laurea nel 1938), si specializzò in geologia. La sua grande passione fu però l’energia nucleare

“Il nucleare era stato la passione della sua vita e la ragione delle sue disgrazie. Ippolito divenne il protagonista di un programma pubblico che mise in cantiere i grandi progetti di Trino Vercellese, Garigliano e Latina. Eravamo allora, secondo alcuni osservatori, il terzo Paese produttore di energia nucleare al mondo, e avremmo potuto, nell' arco di una generazione, gettare le basi per la nostra indipendenza energetica. Il sogno fu stroncato da una serie di velenosi articoli nell' agosto del 1963 sulle malversazioni di cui Ippolito si sarebbe reso responsabile nella gestione del suo Ente. Ancora oggi non sappiamo con documentata certezza (e non lo sapremo mai probabilmente) se dietro quelle accuse e insinuazioni vi fossero alcune aziende petrolifere o elettriche, interessate a evitare che lo Stato diventasse proprietario e amministratore di una energia nuova, più promettente delle altre. Ma sappiamo che il processo e gli 11 anni di carcere, scesi a 5 anni e tre mesi in appello, sono una brutta pagina di storia nazionale (10). Gli attacchi ad Ippolito erano iniziati nell’agosto del 1963 con una campagna di stampa orchestrata dall’allora segretario dei PSDI, G. Saragat(2). Nel marzo 1968, fu poi "graziato" dallo stesso Saragat, divenuto presidente della Repubblica e reintegrato nei pubblici uffici e nell’insegnamento (2)."

Dodici anni dopo Edoardo Amaldi definirà le tesi sostenute da Giu­seppe Saragat contro Ippolito e il CNEN "un monumento imperituro all'insipienza umana, che resterà come un faro insuperabile per molti anni nel mondo"(11).

"..era evidente che, con la sua liquidazione, si colpiva in modo gravissimo il tentativo di dar vita un vero progetto nucleare italiano"(2). Oltre all’ambiente militare "… è altrettanto significativa l’opposizione ai piani e all’azione di Ippolito di gran parte dell’ambiente confindustriale" (2). Non è da escludere nel complotto la mano delle compagnie petrolifere e  elettronucleari americane che vedevano di malocchio, la parziale indipendenza energetica italiana dal petrolio e la "via italiana”, patrocinata dal CNEN (2), di produrre reattori nucleari  italiani con tecnologie italiane.

Ippolito insegnò all’università di Napoli come ordinario di Geologia Applicata (1948) e poi di Geologia (dal 1950). Fu professore ordinario alla seconda cattedra di Geologia della Facoltà di Scienze dell'Università di Roma (1978). E’ stato segretario generale del CNEN  dal 1952 al 1963 e Presidente della Società Geologica Italiana nel 1955-56 e nel 1975-76 (5). Dal 1968 è stato direttore della rivista “Le Scienze”, edizione italiana di “”Scientific American” (5). Fu membro del Parlamento europeo dal 1979 al 1989, prima come indipendente nelle liste del partito comunista, poi per il partito repubblicano” (10). In passato, grazie all’appoggio del partito Repubblicano, era entrato a far parte del  consiglio di amministrazione del neonato Enel (2). Fu anche il fondatore del partito radicale. Fu vicepresidente della Commissione scientifica nazionale per l'Antartide e a lui è stato dedicato il Museo Nazionale dell'Antartide, diviso in tre sedi, del quale fu il primo presidente. A suo nome vengono assegnati vari premi di ricerca.

Felice Ippolito muore a Roma il 24 aprile 1997. Forse è stata una “fortuna”, perché, in un mondo irrispettoso e profondamente  ignorante com’è quello italiano di oggi, qualcuno avrebbe definito i suoi sogni: ” deliri nucleari di un vecchio pazzo”.

“Fra le tante meschinità, la vicenda Ippolito ha forse un pregio: quello di mettere in luce, da un lato, l'incapacità della classe politica di com­prendere e governare efficacemente il progresso tecnico-scientifico e, dall'altro, le commistioni fra interessi economici, politici e personali, ovvero i fattori che costituiscono le ragioni profonde di quella che di­venterà nei decenni successivi la cronica incapacità del paese di darsi chiari obiettivi di lungo periodo e di conseguirli.”(11)

 

 

* Il CNEN nel 1964 (da lui presieduto, prima del processo che lo esautorerà dal Comitato), mentre stava esaminando alcune manifestazioni uranifere nel Paleozoico del settore orobico valtellinese, nella parte alta della  valle del Belviso, rinvenne anche le anomalie radiometriche della val Vedello. Ritenendole "del tutto identiche a quelle del Belviso” (7) il CNEN le abbandonò. In realtà, come si vide dopo il 1976, le mineralizzazioni del Belviso erano diverse - in tutto - da quelle di val Vedello. Nel 1976 durante la campagna geologica di val Vedello, cercai - attraverso il CNEN - di avere una copia di un loro rapporto interno,  per capire cosa avesse spinto il CNEN ad abbandonare l’area. Dati i non toppo buoni rapporti tra Eni e CNEN (era nota la competizione-scontro tra E. Mattei e F. Ippolito) il fascicolo mi fu negato. Riuscii ad ottenerlo  “sotto banco”,  grazie all’amicizia tra un ns. perito minerario e uno del CNEN. La lettura di quel rapporto mi lasciò abbastanza stupito. Il CNEN s’era lasciato travisare dalla modellistica dell’area del Belviso e dalle carte geologiche che all’epoca, e tutt’ ora, fanno passare in val Vedello un’inesistente “linea orobica” (grossa faglia regionale).

** Dal 1979 al 1983 si alternarono ai vertici dell’ Eni ben tre presidenti e due commissari, che lasciarono l’azienda in seguito a dimissioni, mentre i risultati economici dell’Eni segnavano perdite record.

*** Che durò, salvo qualche eccezione sino al 1993, quando, con “tangentopoli” ci fu l’arresto del presidente ENI (scandalo Enimont) insieme ad altri dirigenti che culminò con il suicidio di G. Cagliari (seguito, dopo tre giorni, dal suicidio di Raul Gardini del Gruppo Ferruzzi) e la fine della chimica italiana. Furono travolti anche la DC e il PSI.


 

Riferimenti bibliografici

  • (1) Bernardini Carlo, 1997 - In ricordo di Felice Ippolito. Sito web: Galileo - il Giornale della Scienza.
  • (2) Cacace Paolo, 2004 - L’atomica europea.  I progetti della guerra fredda, il ruolo dell’Italia, le domande del futuro. Fazi editore. Roma.
  • (3) Guizzardi Giovanni, 2009 - In memoria di Felice Ippolito. Sito web: Nulla Dies Sine Linea
  • (4) Hagenbücle Roland - Chi fu l’ingegnere Felice Ippolito? Sito web: Archivio Nucleare
  • (5) Ippolito Felice, 1978 - Saggi di geologia e geologia economica. Liguori Editore; la società e la scienza. Napoli
  • (6) Mehlem Luigi Filippo - Chi fu l’ingegnere Felice Ippolito? Sito web: Archivio Nucleare
  • (7) Ravagnani Daniele, 1974 - I giacimenti uraniferi italiani e i loro minerali. Gruppo Mineralogico Lombardo. Museo Civico di Storia Naturale - Milano
  • (8) Renzetti Roberto, 2011 - La storia di Felice Ippolito (e dei responsabili della fine del sogno nucleare italiano). Sito web: FISICA-MENTE
  • (9) Ritmann Loredana, 2010 - Chi fu l’ingegnere Felice Ippolito? Sito web: Archivio Nucleare
  • (10) Romano Sergio, 2005 - Felice Ippolito, storia di un’ingiustizia. Corriere della Sera. 12 ottobre 2005
  • (11) Spezia Ugo, 2009 - ITALIA NUCLEARE. DALLA PILA DI FERMI AL DISSESTO ENERGETICO. Collana Storia della Scienza. Edizioni 21° Secolo s.r.l. Milano

 


Dalmine (Bg.)  -  Maggio 2011                                                         Camillo M. Pessina (geologo)