Con grande piacere vengono qui ospitati i ricordi dell'ingegnere minerario Fabrizio Frigieri Toni, collega Agip e amico, che nel 1976 effettuò con metodi geostatistici la valutazione mineraria dei contenuti in ossidi di Uranio nei depositi morenici e detritici presenti sulla sinistra orografica della val Vedello (vedi :" il mitico mulo dei fratelli Bonomi).
La grande scoperta
Val Vedello
Per tutta la storia di questa grande impresa bisogna fare riferimento al sito www.valvedello.it del dott. Camillo Pessina. Posso dire con orgoglio, mio stimato amico
nella foto: Val Vedello, quota 2100m. Fabrizio Frigieri Toni e GianFranco Vanni
L’annuncio del dott. Taddei
Alla fine del 1975, nonostante tutto lo staff minerario fosse impegnato in Italia ed all’estero, i risultati erano deludenti. Come visto nel capitolo dedicato alla miniera di Novazza, eravamo tornati sui nostri passi. Novazza non era una scoperta : stavamo facendo un approfondimento.
A dicembre 1975, il dott. Pessina, rischiando la vita, portava a valle i primi campioni radioattivi di un detrito morenico in Val Vedello.
La notizia era veramente nuova. La Somiren non era già passata in loco come negli altri casi. Si accendeva una nuova speranza.
Il dott. Taddei arrivò a San Donato Milanese e cominciò a diffondere la notizia nella sua caratteristica parlata abruzzese.
“A mo' trovato un campione che fa impazzì lo scintillometro”
“Anzi de più, va a fondo scala”
“ è un sassetto o è …” noi curiosi e sarcastici.
“un sassetto, sarà nu metro cubo … anzi de più”
“ma dov’è sto posto miracoloso … “ conoscendo Taddei, che più il tempo passava si faceva prendere dalla sindrome del pescatore: da una sardina al tonno.
“fate poco gli spiritosi, Il dott. Pessina per poco non ce lascia le penne!!! “ E' una valletta che se chiama Val Vedello, a pochi chilometri da Novazza, ma in Valtellina”. “Geologicamente parlando non c’entra un fico secco con Novazza”.
Taddei era una persona semplice che non hai mai avuto il giusto riconoscimento del suo valore. “Se troviamo da dove arriva, è fatta”. Ridendo e scherzando dovemmo aspettare la primavera perché il posto era veramente impervio.
Le acciaierie Falck avevano costruito la diga di Scais progettata dall'ingegnere Carlo Mina nel 1939 e successivamente nel 1942 venne sopraelevata su progetto dell' Ing. Mario Scalabrini. E' interessante notare che la diga di Scais del 1936 -1939 e stata oggetto di accurate attenzioni delle Imprese Elettriche, per la sua caratteristica di Diga a gravità alleggerita (La diga a gravità alleggerita è in sostanza un grande muro di spessore relativamente ridotto appoggiato a dei contrafforti) .
La diga aveva formato un laghetto (Scais) che aveva coperto un paio di vecchie baite. La ditta Falck aveva costruito ai bordi, due case abitabili per rifondere i danni ai proprietari dei casolari sommersi. La Val Vedello era proprio alle spalle del laghetto. L’ Agip prese in affitto una parte degli alloggi per farne la nostra prima base operativa.
Il ghiaione e la sassometria
Appena la neve si sciolse i geologi partirono all’attacco. Vi era un grande detrito morenico ai piedi di una parete di roccia con difficoltà di 5°. Il detrito morenico era radioattivo : o meglio era ovviamente un detrito che veniva dalla parete sovrastante e quindi mischiava tutti gli strati presenti.
Le possibilità erano due :
- la lente che aveva generato quel detrito era stata completamente erosa e quindi tutto il minerale si trovava e valle
- la lente che aveva generato quel detrito era in parete : bisognava verificare la sua pendenza e la sua eventuale continuità
Il primo obiettivo fu conservativo : calcoliamo quanto minerale è presente nel ghiaione
Contemporaneamente (secondo obiettivo) si doveva salire in parete e vedere … vedere …
Secondo obiettivo : come salire in parete con la massima sicurezza ?
Furono ingaggiate due guide valdostane: Cosimo Zappelli (presidente delle guide italiane) e Luigino Henry.
Sistemarono le corde fisse e imbragati come salamini, i prospettori con strumento e martello salivano fino allo strato mineralizzato. “Gnao gnao, suonava lo scintillometro”. “Eureka , lo strato aveva la pendenza giusta: scendeva verso l’interno della parete; ma di quanto?”
Primo obiettivo : contare e mappare i campioni mineralizzati e finire il compito prima di settembre. Il detrito morenico sarebbe stato spostato dalla neve dell’inverno.
Per arrivare dal lago ai piedi del ghiaione erano due ore buone di cammino in salita. Ogni mattina io e Vanni, zaino in spalla e: “Ah, lavorare è bello / è bello lavorare / prendiamo su il martello / e andate a ...”Cantava Lino Toffolo.Il compito fu affidato al sottoscritto ed al p.m. Vanni
Dopo due ore, giù gli zaini, giù lo scintillometro e si comincia (nella foto iniziale siamo io e Vanni sul ghiaione).
Picchettammo tutta l’area con uno squadro agrimensorio. La dividemmo in quadrati di dieci per dieci metri e successivamente ogni metro quadro si rilevavano i campioni radioattivi e li si disegnavano in scala su appositi “form" in carta millimetrata.
Contemporaneamente al nostro operato una squadra di geofisici calcolò il volume dell’invaso. Come fare a calcolare il tonnellaggio di un mucchio informe ?
Consultammo il guru dei mucchi. Venne appositamente dalla Francia Pierre Gy, il massimo esperto nel campo. In rete (internet) si può trovare lo sviluppo teorico.
Semplicemente, si fa per dire, è il problema dei centri commerciali quando lasciamo i nostri figli a giocare dentro quelle gabbie che contengono tante palle colorate. Quante sono le palle verdi se io guardo solo quelle in superficie ? Pierre Gy risponde.
Il calcolo evidenziò la presenza di 80 tonnellate di ossidi di uranio. Interessante, ma dal punto di vista industriale, insignificante.
Camillo pensaci tu !!!
Iniziarono i lavori in galleria.
Settanta metri sotto l’affioramento indiziato entrammo con la prima galleria,.... lo strato mineralizzato fu intersecato,...
Centodieci metri ancora sotto,.... lo strato mineralizzato fu intersecato ….
Centosettanta metri ancora sotto,....lo strato mineralizzato fu intersecato ….
Era stata scoperto il più grande giacimento di uranio italiano ed uno fra i più grandi di Europa. Gli ingenti sforzi economici dell’Agip mineraria avevano dato i loro frutti!
Il folklore
Eravamo giovani e quindi allegri.
Io e il Vanni, giù la testa come tacchini che razzolano, si lavorava. D’alto, lassù in parete, l’ing. Giancarlo Gardenghi, scopritore delle grotte di Frasassi, si dondolava nel vuoto ed ogni volta che intersecava lo strato: “gnao,gnao”. Le guide impazzivano “ Fermo, è pericoloso è pericoloso “. Ma lui, speleologo che si era calato per primo nel “buco del vento” ed aveva scoperto la più grande stanza delle grotte (può contenere il duomo di Milano) non ascoltava e “gnao,gnao”.
Camillo al suo fianco picchiettava con il martello e vedeva noi due piccolini, laggiù nel ghiaione. ”Fabrizio questo batte, batte (nel senso che era radioattivo)” e giù un bel pezzo di roccia che si sbriciolava sul ghiaione. “Ahh si, adesso te lo do io batte, vengo sotto e vi taglio le corde fisse” estraevo il coltello e correvo ai piedi della parete e simulavo di tagliare le corde vicino al moschettone.
“no no, non lo facciamo più,…. perdono, perdono” urlavano dall’alto.
Il lavoro era duro ma ci dava soddisfazione : eravamo consci di partecipare ad una grande impresa. Aspettavo la notizia della nascita di mio figlio e dicevo a Vanni “Se è maschio lo chiamo Ghiaione, se è femmina la chiamo Ghiaia! “.
Venerdì 6 agosto 1976. È nata Rita.
A 2000 metri il clima era gradevole, anzi indossavamo gli scarponi, i calzettoni, la camicia di flanella ed un bel cappellino di lana.
Arrivai a Milano a bordo della 127 aziendale. Cambiai vettura ed arrivai a casa ad Opera (Mi) Dovevo partire per Carpi dove era nata Rita. “Però” pensai “ è una estate calda, sì fa proprio caldo”, e passai davanti allo specchio lungo del corridoio: “Caspiterina, ma sono vestito da montagna, anzi da inverno !!! “
Mi cambiai, indossai due bermuda, i mocassini e via a Carpi per vedere per la prima volta mia figlia. Il giorno 7 alla mattina ero in ospedale . Mi accolse con un gran pianto. Un bacio a mia moglie e domenica 8 sera del ero già a San Donato. Il giorno 9 ero di nuovo in cantiere.
Il giorno di Ferragosto organizzammo con le guide una gita al Rifugio Mambretti. Il Rifugio è collocato al sommo di un dosso di conifere, che lo nasconde alla vista sino all'ultimo tratto di sentiero, a 2004 m. s.l.m. E' dedicato alla memoria del capitano Luigi Mambretti, che perse la vita sulla Cresta Corti nel 1923, a 27 anni.
Così era la vita di cantiere. Nelle serate, le guide raccontavano e noi imparavamo ed ascoltavamo incantati. Luigino Henry mi confessò “ Se dovessi cadere in un crepaccio, voglio rimanere là. Quello è il mio posto”. Dopo qualche anno durante una impresa in Tibet, così fu.
Gli studi
Dopo l’esperienza sul detrito morenico, cominciai a seguire tutti i logs (radiometrici) e le analisi chimiche effettuate sulle carote*. Dalle gallerie di livello partivano perforazioni verso l’alto e verso il basso per delimitare la forma e spessore dello strato indiziato a uranio.
Dopo gli studi fatti sul giacimento uranifero di Novazza e la specializzazione che mi aveva permesso di fare l’Agip presso le università di Trieste, Roma e Fontainebleau (Francia) ero un vero esperto sulla correlazione tra i valori di radioattività in cps e i contenuti in uranio (ppm).
Lo scopo dello studio era di trovare corrispondenza tra i cps rilevati dal log nel pozzo ed i ppm delle carote analizzate in laboratorio. La ricerca diede ottimi risultati tanto che avevo raggiunto una approssimazione che mi permetteva di commettere errori minori del 1 per mille. Questo avrebbe permesso in fase di sviluppo di coltivazione di non effettuare più sondaggi carotati e nemmeno analisi chimiche, ottenendo un doppio risparmio.
Ma come si sa non servì, grazie al referendum del 1987, che interruppe tutte le nostre attività.
Fabrizio Frigieri Toni Milano - Marzo 2014
* Campione cilindrico di roccia, di dimensioni varie, che si estrae dal sottosuolo con l'operazione di carotaggio effettuato con sonde.